mercoledì 17 aprile 2013

"Qualcuno da amare". Kiarostami presenta il suo ultimo film alla Casa del Cinema di Roma


Si è tenuta ieri a Roma, presso la Casa del Cinema di Villa Borghese, l'anteprima stampa di Qualcuno da amare, l'ultimo film del cineasta iraniano Abbas Kiarostami presentato in concorso all'ultima edizione del Festival di Cannes e che uscirà nelle sale italiane il 24 aprile. Al termine della proiezione il regista ha risposto alle domande dei giornalisti presenti in sala.

Le chiederei innanzitutto per quale motivo ha deciso di girare questo film in Giappone.

Perché ho scelto il Giappone... In questo periodo mi è capitato di rispondere molte volte a questa domanda, eppure questa mattina - rilasciando un'intervista - mi è venuta in mente una risposta che mi piace molto più di quelle che ho dato finora. Spesso ho detto che ho fatto lì il film perché mi piacevano i giapponesi, perché mi piaceva il sushi, perché mi piaceva l'ambiente, però stamattina, riflettendo bene, ho pensato che la storia di questo film in fondo è universale e si basa su un'idea che appartiene a tutti. Quando siamo lontani gli uni dagli altri crediamo di essere molto differenti, ma in realtà - se ci riflettiamo bene - ci accorgiamo che queste "distanze" creano soltanto malintesi, perché in fondo ci assomigliamo moltissimo, siamo tutti molto simili. 

Quindi lei, sulla base di quello che ha detto, sostiene che "tutto il mondo è paese". Io però posso dire che in Italia una ragazza giovane non accetterebbe mai una relazione con un ragazzo così maschilista, come avviene nel suo film. Lei ci mostra una società maschilista che noi abbiamo superato, almeno qui in Italia (rumori di dissenso da parte dei presenti in sala)...

Se lei afferma questo, allora io devo dire che ho sbagliato. Ho creduto che fossimo molto simili, ma se lei dice che siamo così diversi io lo accetto.

Mi chiedevo il motivo della scelta di questo finale troncato, che si potrebbe definire come una non fine...

Direi che il finale si può definire inusuale. Quando stavo scrivendo la sceneggiatura e sono arrivato alla frase che descrive l'ultima immagine del film, ho sentito la necessità di scrivere la parola "FINE". Ho avuto tempo per pensare a un altro finale, un anno, perché la tragedia di Fukushima ha ritardato l'inizio delle riprese, però alla fine ho deciso che questo era il finale che volevo. Noi entriamo e usciamo dal film, ma la storia continua...

In questi giorni è circolata una voce sulla possibilità che il suo prossimo film sia ambientato in Puglia. È fondata? E quando dovrebbero iniziare le riprese?

Se dovessi fare un film, lo farei sicuramente in Puglia. Ho una sceneggiatura già pronta, ho individuato la location e credo di aver scelto anche il primo interprete, perciò se dovessi iniziare a girare inizierei sicuramente da questa sceneggiatura. In questo momento però non sono ancora nelle condizioni opportune per farlo.

Vorrei chiederle qualcosa sul percorso distributivo del film e sapere quali sono state le reazioni in Giappone e in Iran?

Il film è uscito all'incirca in 20 paesi. Da quello che mi dicono in Giappone ci sono stati due tipi di reazioni completamente opposte: alcuni hanno fortemente amato il film e altri non lo hanno assolutamente apprezzato. In Giappone gran parte del pubblico non ama il cinema tradizionale giapponese. Il mio cinema invece risente dell'influenza di cineasti come Ozu e Mizoguchi. Molti dei registi giapponesi contemporanei replicano il cinema hollywoodiano e non hanno quindi i miei stessi modelli di riferimento.
Quello che è sorprendente è che negli Stati Uniti il film ha avuto un gran successo sia di pubblico che di critica. Sembrerebbe quasi che Giappone ed Europa hanno un grande interesse per il cinema americano, mentre negli Stati Uniti si sta riscoprendo un discreto interesse nei confronti del cinema europeo e del cinema d'autore in senso più ampio.
In Iran invece il film non è uscito, però so che sta circolando clandestinamente con i sottotitoli in inglese.



Come ha scelto gli interpreti principali per questo film?

Ci tengo innanzitutto a dire che tutti gli attori e tutti i collaboratori sul set erano giapponesi. Io ero l'unico ospite. 
Prima di iniziare le riprese ho visionato molti attori professionisti, ma nessuno di loro rispecchiava quello che cercavo perché tutti loro erano abituati a recitare, e questo non va bene per il mio cinema. A quel punto mi sono visto costretto a prendere le distanze da questa scelta e ho cercato l'attore principale tra le comparse.  Il signor Okuno, che ho scelto alla fine per il ruolo del professore, mi ha detto che faceva la comparsa da cinquant'anni e non si sentiva all'altezza di recitare da protagonista. Io gli ho detto che avrebbe dovuto imparare solo due pagine di dialoghi, e che dunque era assolutamente in grado di farlo. E così, due pagine per due pagine, ho cercato di far in modo che lui andasse avanti.
Quando sono terminate le riprese, mi sono reso conto di provare una grande stima e un grande affetto nei suoi confronti, perché era una persona molto rigorosa, molto severa e molto responsabile. Lui mi ha scritto, mi ha detto che era stato felice di lavorare con me, ma che allo stesso tempo questo lavoro era risultato troppo duro e faticoso, e che dunque non vorrebbe più ripetere quest'esperienza e tornare a fare la comparsa.
Tornando alla domanda iniziale: perché sono andato a girare questo film in Giappone? Potrei dire che l'ho fatto perché credevo che al mondo potessero esistere ancora persone come lui. E vorrei dire anche che se qui in Italia davvero non avete persone violente e maschiliste come il personaggio più giovane del mio film, allora probabilmente non avete neanche questo signore che preferisce stare all'ombra anziché in prima linea.

Del film mi ha molto colpito la sua capacità di penetrare l'ambiente in cui si è immerso e di riuscire a restituire un'immagine del Giappone autentica, anche sulla base di alcune relazioni binarie che sono presenti: il confronto tra ambiente rurale e metropoli, ma anche il confronto tra personaggi diversi da un punto di vista generazionale. Mi chiedo dunque se ha intenzione in futuro di tornare a girare in Giappone.

Non saprei dirlo, ma la ringrazio davvero per questa domanda, perché quando ho scritto la sceneggiatura e ho proposto al produttore di girare un film in Giappone, lui mi ha guardato un pochino male. Io gli ho detto che non sapevo se avrei fatto un film bello o brutto, ma gli ho garantito che avrei fatto un film giapponese. Quando il film è terminato, le persone che lo hanno visto mi hanno detto che non si vede l'ombra di uno straniero, e che il film risulta a tutti gli effetti un film giapponese. Devo dire però che è stato davvero molto difficile riuscire in questo. 
Durante le riprese è venuta a trovarmi l'assistente di Kurosawa, la signora Nogami, e mi ha trovato sulla sedia a rotelle o che camminavo col bastone perché mi facevano terribilmente male le ginocchia. Mi ha guardato e mi ha detto che gli ricordavo Kurosawa quando girò Dersu Uzala in Russia, perché anche lui era devastato e ogni notte piangeva. Io gli ho risposto che non piangevo ogni notte, ma una notte sì e una no...


GUARDA IL TRAILER DEL FILM















 







  



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